Lo stemma

Il motto

La frase GAUDIUM DOMINI FORTITUDO NOSTRA è preso da Neemia 8,10 nella traduzione della Vulgata: “Gaudium enim Domini est fortitudo nostra”. Il significato è che la pace divina, riempiendo l’anima di gioia, è come una roccaforte contro le avversità della vita.

Interpretazione dei segni

Le cinque gemme rosse sulla croce ricordano le piaghe di Gesù, come i grani d’incenso del cero pasquale.
Il rosso è il colore intenso dell’amore e del sangue, della carità. L’amore estremo ha spinto il Padre ad inviare il Figlio che si è offerto per la nostra salvezza.
L’oro, il metallo più nobile, è il simbolo della prima Virtù, la Fede. Grazie alla Fede possiamo comprendere a fondo il valore del messaggio d’amore di Gesù, perpetuato nel mistero Eucaristico e tramandato a noi dagli Apostoli e dai loro successori, i Vescovi. La scelta del rosso e dell’oro costituisce un segno di filiale devozione al Santo Padre Benedetto XVI, che ha gli stessi colori nel proprio stemma. L’oro poi vuole anche ricordare il colore delle formazioni di calanchi, tipiche della zona di Volterra. La linea di partizione dello scudo, merlata, richiama il profilo panoramico della città di Volterra, i cui palazzi e mura abbondano di merlature.
Il “crescente” di luna, posto nel punto prioritario del capo dello scudo, è da sempre simbolo mariano (“Una donna vestita di sole con la luna sotto i suoi piedi”,  Ap 12,1). In questo stemma assume un duplice significato: quello mariano per ricordare l’Assunta, cui sono dedicate la cattedrale di Volterra e la concattedrale di Pontremoli, e quello geografico della Lunigiana. È in argento, “smalto” che rappresenta la trasparenza, quindi la purezza della Beata Vergine. La forma del “crescente” di luna è quella esistente nella facciata della chiesa di Avenza.
Le chiavi decussate (in croce di Sant’Andrea), simbolo della potestà papale, ricordano il primo papa, San Lino, di Volterra, collaboratore degli apostoli (2Tm 4,21). Ricordano anche la liturgia del giorno della consacrazione episcopale di mons. Silvani, il 29 giugno (Mt 16,19).I
libro aperto, pronto alla consultazione del lettore che si accinge ad apprendere, ricorda i 32 anni dedicati all’insegnamento da parte di mons. Silvani.
Lo stemma del Vescovo Alberto è agalmonico (o parlante), in quanto il bosco è un riferimento al cognome, Silvani, dal latino “silva”. Il castagno è pianta tipica della nostra regione. In araldica il castagno simboleggia sia le virtù nascoste, vissute nel silenzio e nella discrezione, in quanto il frutto è racchiuso dal riccio, sia la previdenza in quanto la castagna, tipico alimento delle popolazioni rurali, viene raccolta e conservata per la cruda stagione invernale. L’albero di castagno poi offre ombra e riparo d’estate, mentre d’inverno si spoglia per far passare la poca luce e non trattenere l’umidità. Infine il legno di castagno è duro da lavorare, ma se ben tornito produce mobili gentili e di lunghissima durata.