PROGRAMMA PASTORALE DIOCESANO per il biennio 2002-2004

Programma Pastorale Diocesano
per il biennio 2002-2004

 

 

1 – INTRODUZIONE

In sintonia con le indicazioni che il S.Padre ha dato alla Chiesa nella Lettera Apostolica “Novo Millennio ineunte” e con gli Orientamenti Pastorali dei Vescovi Italiani “Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia”, anche la nostra Chiesa di Volterra ha intrapreso un cammino che la porti ad essere presenza missionaria e di evangelizzazione sul nostro territorio. Si tratta di ripensare a fondo il modo di essere e di agire delle nostre Comunità Cristiane che, senza cessare di essere luoghi validi di accoglienza e di risposta alla domanda religiosa, devono però diventare, in maniera forte e qualificante, suscitatrici di tale domanda, portatrici del Vangelo di Gesù dentro la vita della gente, presenza missionaria dentro le città ed i paesi della nostra Diocesi.

 

1.1 L’obiettivo è quello di “convertire” i Cristiani che tali sono, o sono rimasti, per l’anagrafe parrocchiale e per qualche vago sentimento o gesto religioso che saltuariamente si trovano a compiere.

È il lavoro più importante e più urgente, ma è anche il più possibile perché si tratta di dare significato e spessore ad una dimensione della vita che, il più delle volte, è trascurata ma non rinnegata anzi, in alcuni momenti (come quando si tratta di chiedere certi Sacramenti per sé o per i figli) è addirittura dichiarata ed esibita.

Altro obiettivo è quello di avvicinare i “lontani”, coloro che dichiaratamente prescindono nella vita da ogni riferimento cristiano, per proporre loro un incontro significativo col Vangelo di Gesù che ha la forza di cambiare il cuore e la mente dell’uomo.

 

1.2 Presupposto di questa presenza evangelizzatrice della Chiesa e condizione della sua efficacia è la vita autenticamente evangelica delle nostre Comunità Cristiane: la Santità, cioè il Vangelo fatto di carne e di vita, è l’unica possibile proposta per coloro che non leggerebbero mai il libro stampato del Vangelo o del Catechismo, né sarebbero disponibili ad ascoltare i nostri discorsi.

Perciò il ripensare in chiave di evangelizzazione la presenza della Chiesa sul territorio non è soltanto un guardare fuori, verso i cristiani marginali o i lontani, ma è anche un guardarci dentro per rendere le nostre Comunità Cristiane più fedeli a Dio ed all’uomo, al Vangelo di Gesù ed alle attese del tempo nel quale viviamo.

 

1.3 Non sorprenderà allora che un programma pastorale come il nostro, pur avendo dichiaratamente come obiettivo l’annuncio del Vangelo, molto spenda per chiedere uno stile di vita ecclesiale caratterizzato dalla comunione e dalla formazione, proprio perché sono queste le collaborazioni, povere ma necessarie, che come Chiesa possiamo offrire alla potenza mite della Parola di Dio.

 

1.4 Questo programma pastorale si pone perciò in continuità con la lettera pastorale “Il Seminatore uscì a seminare” dell’8 Settembre 2000 e con il Convegno Pastorale di orizzonte “Evangelizzare oggi la nostra terra” del 21-23 Settembre 2001, oltreché con il Programma Pastorale 2001-2002. Ma soprattutto in queste pagine voglio raccogliere ed offrire alla mia Chiesa di Volterra gli orientamenti e le scelte emerse nel recente Convegno Pastorale Diocesano “Laici in Missione” del 21-23 Giugno 2002.

È stato un Convegno di grande intensità e spessore ecclesiale: ne è sbalzata un’immagine di Chiesa, quella di Volterra, che, lungi dall’essere spenta o domata dalla fatica e dalle difficoltà di un tempo avaro di risultati come il nostro, vi ravvisa una porta aperta per l’evangelo, e riconosce dentro di sé energie, risorse, possibilità e disponibilità per una nuova presenza di missione in mezzo alla nostra gente.

La nostra Chiesa, ripensandosi e riformulandosi in chiave evangelizzatrice e missionaria, riconosce nelle sorelle e nei fratelli laici una grande potenzialità e dono per quello che è chiamata ad essere e diventare. Il laicato della nostra Chiesa è sentito ed avvertito come una risorsa decisiva ed imprescindibile per la Nuova Evangelizzazione. Nel vincolo della Comunione Ecclesiale ed in unità di cuore e di intenti con i Presbiteri ed i Religiosi, il laicato rappresenta oggi per la nostra Chiesa la forza di evangelizzazione più efficace, più incontrabile e più credibile per i lontani e i marginali. Il laico infatti, restando nella ferialità e nella normalità di vita propria della gente, porta la visibilità e la vivibilità del Vangelo, mostrando alla prova dei fatti quanto esso agganci le attese delle persone e metta ali alla vita, accogliendo e promuovendo aspirazioni e valori, dando senso ed interpretazione valida a tutta la geografia del vivere.

 

1.5 Non stupirà nessuno perciò se in questo programma pastorale non parleremo di tutto, di ogni aspetto della vita pastorale cui le Comunità sono chiamate: ci limiteremo a sottolineare quei punti ed a significare quelle iniziative in cui il ruolo e l’identità laicale è particolarmente appellata e coinvolta.

E neppure stupirà nessuno se si rileverà un certo scarto tra l’alto volo del Convegno Pastorale e la concretezza di indicazioni di questo Programma: appartiene alla natura di un documento come questo scegliere alcuni obiettivi ed alcune piste di percorrenza tra quelli intravisti dal Convegno, che siano possibili e praticabili per tutta la nostra Diocesi, ed offrirli alla concreta realizzazione delle nostre Comunità.

 

 

2 – LE SCELTE PASTORALI

 

2.1 In continuità con il Programma Pastorale del 2001-2002, torno a chiede che nelle nostre Parrocchie, in tutte, si costituiscano definitivamente, o si stabilizzino, o si accrescano i Centri di ascolto della Parola di Dio. Ribadisco che questo è un punto essenziale del cammino pastorale della nostra Chiesa e da esso non intendo deflettere finché sarò Pastore di questa Diocesi.

Le Parrocchie che trovano più difficoltà possono chiedere l’aiuto degli Uffici Pastorali Diocesani o di altre Parrocchie che già si sono inoltrate su questo cammino, oppure unirsi a quelle più vicine ove questo sia possibile.

Chiedo che si ponga attenzione perché i Centri di ascolto siano costituiti possibilmente non nei locali parrocchiali ma presso alcune famiglie disponibili a fare il servizio dell’accoglienza.

Chiedo che nella loro conduzione i Sacerdoti coinvolgano i laici come moderatori ed animatori, dopo che si sia provveduto ad una loro adeguata formazione.

Affido all’Ufficio per l’Evangelizzazione e la Catechesi il compito di formare ed accompagnare questi laici in modo che possano offrire un valido servizio ecclesiale.

Dopo esserci soffermati sul Vangelo di Marco, il Vangelo del discepolo (2000-01) e sul Vangelo di Matteo, il Vangelo ecclesiale (2001-02), incontreremo nei prossimi due anni il Vangelo di Luca, Vangelo della missione (2002-03) ed il Vangelo di Giovanni, Vangelo della contemplazione (2003-04).

Sarà ancora l’Ufficio per l’Evangelizzazione e la Catechesi a preparare opportuni sussidi per i Centri di ascolto e anche per i Ritiri Vicariali del Clero che pure seguiranno i detti Evangeli. Nel preparare gli schemi per il Vangelo di Luca potrà opportunamente coinvogere l’Ufficio Missionario Diocesano per una particolare sensibilità ed attenzione alla missione “ad gentes”, al dialogo ed all’incontro con altre religioni e fedi ormai così frequente anche sul nostro territorio, ed anche per una conoscenza ed un confronto con il modo di vivere la fede da parte delle più giovani Comunità Cristiane.

Continueremo così in questi quattro anni (2000-2004) a fissare lo sguardo sul Volto di Gesù percorrendo ecclesialmente la testimonianza dei 4 Evangeli: è la strada maestra per diventare Cristiani e per renderci evangelizzatori con la parola, le opere, la vita.

La proposta di questi Centri di ascolto sta avendo una buona accoglienza in Diocesi e da essi possiamo aspettarci una migliore formazione e maturità spirituale per il nostro laicato ed anche (ma questo è ancora poco evidente) una più diffusa presenza di evangelizzazione della Chiesa nel nostro territorio.

 

2.2 Nei due anni che ci stanno dinanzi chiedo che venga costituito in ogni Parrocchia o Unità Pastorale ed in ogni Vicariato il Consiglio Pastorale.

Si colga l’occasione nei primi mesi di quest’anno pastorale per spiegare e motivare (nelle Omelie, Catechesi, altre opportune circostanze) questo organismo di partecipazione ecclesiale. Per esso l’ecclesiologia di Comunione, così fortemente riproposta dal Concilio Vaticano II, diventa prassi concreta e stile di vita delle nostre Comunità Cristiane. In questo organismo, sotto la guida del Presbitero, le diverse componenti della Comunità Cristiana analizzano e focalizzano la concreta situazione culturale ed ambientale in cui ci si trova a testimoniare il Vangelo, specificano ed organizzano l’attuazione del Programma Pastorale Diocesano nella realtà parrocchiale, verificano obiettivi e percorsi, curano il rapporto con il Vicariato e con l’intera Chiesa Locale.

Nel Consiglio Pastorale Parrocchiale o di Unità Pastorale deve essere rappresentata l’intera Comunità Cristiana nella pluralità dell’età, dei servizi e ministeri, delle forme di vita. Quelle Parrocchie che già hanno costituito il Consiglio Pastorale procureranno, se occorre, di rinsaldarne le motivazioni e l’efficacia del funzionamento; quelle Parrocchie che ne sono prive lo costituiranno non come adempimento formale o di facciata ma come strumento di effettivo servizio alla vita della Comunità.

I Parroci pongano scrupolosa attenzione ed impegno perché questo organismo di comunione e di partecipazione, soprattutto laicale, al cammino della Comunità Cristiana non si spenga nell’insignificanza e nell’inefficienza. Perché i Consigli Pastorali divengano luoghi di corresponsabilità pastorale ed effettiva comunione ecclesiale è necessario:

  • affrontare un ripensamento critico in ordine alla loro natura, identità e competenze;
  • favorire un processo di autoconsapevolezza dei membri di tali organismi sull’attività del consigliare in comunità;
  • rivedere la metodologia adatta per la loro conduzione, così da renderla funzionale ad intercettare e comprendere il tempo che stiamo vivendo, per elaborare proposte e scelte di formazione e di evangelizzazione praticabili e plausibili;
  • predisporre un apposito regolamento diocesano per il loro funzionamento.

Il Vicariato per la Pastorale provvederà perciò a suscitare questa riflessione e questo confronto negli Organismi Diocesani di partecipazione ecclesiale ed a proporre uno schema di statuto e di regolamento per i Consigli Pastorali che, dopo l’approvazione del Consiglio Presbiterale e del Consiglio Pastorale Diocesano, verrà offerto alle Parrocchie come sostegno alla costituzione ed al funzionamento di detti organismi.

 

Ugualmente in ogni Vicariato o Zona si costituisca il Consiglio Pastorale Vicariale sotto la presidenza del Vicario Zonale e con la necessaria presenza di tutti i Parroci, della rappresentanza dei Religiosi/e e dei Consigli Pastorali Parrocchiali che sono in Zona. Qui vengono studiate e precisate le caratteristiche e le attese dell’ambiente in cui ci si colloca, si provvede a dare attuazione al Programma Pastorale Diocesano per la parte riguardante il Vicariato, si organizzano iniziative e servizi vicariali, si verificano risultati e metodi.

Anche per questi Consigli valgono le istanze e le osservazioni precedentemente avanzate sui Consigli Pastorali Parrocchiali. Perciò anche per essi il Vicariato per la Pastorale procederà a suggerire uno statuto ed un regolamento di base.

 

2.3 In ogni Parrocchia o Unità Pastorale, ove manchi, si costituisca entro l’anno il Consiglio per gli Affari Economici. Esso è esplicitamente ed obbligatoriamente richiesto dal Codice di Diritto Canonico: “in ogni parrocchia vi sia il Consiglio per gli Affari Economici che è retto, oltre che dal diritto universale, dalle norme date dal Vescovo diocesano; in esso i fedeli, scelti secondo le medesime norme, aiutano il parroco nell’amministrazione dei beni della parrocchia” (can.537).

Il parere di tale Consiglio è necessario “ad validitatem” per alcuni atti amministrativi, ma è soprattutto uno strumento per valorizzare specifiche competenze laicali, per alleggerire i Presbiteri di servizi non strettamente pertinenti al loro ministero, per creare coinvolgimento e partecipazione di tutta la comunità anche sui beni e le strutture pertinenti alla Chiesa.

Il Vescovo, sentito il parere del Consiglio Diocesano per gli Affari Economici e del Consiglio Presbiterale, emanerà un piccolo manuale, che serva da regolamento per tutta la Diocesi circa l’aspetto patrimoniale, economico e fiscale.

 

2.4 All’inizio ed alla fine di ogni anno pastorale il Vescovo incontrerà i membri laici degli organismi di partecipazione ecclesiale per una giornata di formazione teologico spirituale e di valutazione pastorale.

 

2.5 Si pone con urgenza nella nostra Diocesi, ed il recente Convegno lo ha rilevato, la necessità di una formazione del laicato. Non parlo di quella essenziale e di base che si offre a ciascuno nelle nostre Parrocchie e che costituisce, o dovrebbe costituire, la risorsa almeno sufficiente ad ogni laico per vivere da cristiano le vicende della vita.

Parlo invece della formazione di quei laici che, in forme diverse esprimono poi una collaborazione più diretta e responsabile alle attività e alla vita delle Comunità Cristiane della Diocesi.

Capita spesso che ci si affidi semplicemente ad una “certa” esperienza ed alla buona volontà delle persone, oppure che ciascuno (Parrocchia, Ufficio di Curia, Responsabili di singole iniziative, ecc.) provveda al reperimento ed alla formazione con proprie risorse, metodi e obiettivi. Occorre muoverci più ecclesialmente in questo ambito ed anche acquisire un metodo di lavoro più organico e progettuale.

Ritengo pertanto che sia necessario, raccogliendo anche l’esperienza ed il frutto dei Corsi per Operatori Pastorali, esprimere come Diocesi una proposta formativa di base, da realizzare nelle singole Zone o Parrocchie, che raggiunga l’obiettivo di rendere il laico consapevole della propria identità e missione, dei contenuti essenziali della fede cristiana, delle caratteristiche e delle attese del tempo e delle persone a cui ci rivolgiamo, specificate sul territorio in cui concretamente si opera.

Su questa formazione comune potranno poi innestarsi singoli itinerari formativi che specificheranno e indirizzeranno a precisi ministeri e servizi.

Un progetto di questo genere e di questo respiro sarà elaborato dal Vicariato per la Pastorale, dall’Ufficio Catechistico, dal Referente per il Progetto Culturale, dalla Caritas, dall’Ufficio Liturgico e dall’Azione Cattolica coinvolgendo nel progetto le risorse e la disponibilità della Scuola Diocesana di Teologia. Il Vicario Generale sarà il coordinatore per la formulazione di questo progetto. Nella sua fase attuativa lo affido all’Azione Cattolica che potrà efficacemente servirlo e seguirlo, avvalendosi della propria presenza nelle diverse Zone della Diocesi, coinvolgendo competenze e collaborazioni presenti nella nostra Chiesa, evidenziando così la propria “diocesanità” in questo servizio alla Chiesa locale.

 

2.6 In connesione con questa proposta di formazione dei laici mi permetto di insistere con forza e fiducia presso Sacerdoti, Religiose e Laici perché si valorizzi appieno la presenza della Scuola Diocesana di Teologia. Mentre esprimo gratitudine ed apprezzamento per coloro che dedicano tempo ed energie al suo servizio, chiedo a tutti di essere coraggiosi nel proporla e nell’usarla. Si tratta dello strumento più “alto” che noi abbiamo in Diocesi per la formazione teologica del laicato. Essa rappresenta un passaggio obbligato per una promozione dei laici nella vita della Chiesa che non sia occasionale, opportunistica o funzionale.

 

2.7 In un programma pastorale che sia attento alla formazione ed alla missione dei laici non può mancare un particolare richiamo all’impegno della Caritas, della pastorale sociale e del lavoro, della pastorale familiare.

Come obiettivi possibili in questi due anni per la nostra Diocesi chiedo alla Caritas Diocesana di continuare l’impegno per la costituzione del “Laboratorio” non solo al centro Diocesi, ma se possibile nelle Zone e nelle maggiori Parrocchie. Chiedo ugualmente che sviluppi la presenza e l’efficacia dell’Osservatorio delle povertà e delle risorse, individuando anche persone che, nelle diverse parrocchie, rilevino la situazione locale.

La pastorale sociale e del lavoro dovrà aiutare, con proposte appositamente riflettute ed elaborate, una presenza dei laici cristiani nel mondo del lavoro, con la capacità di coglierne valori e risorse umane, di esprimere una testimonianza, personale e collettiva, ai valori del Vangelo specificati nell’ambito lavorativo; dovrà inoltre mantenere vigile l’interesse dell’intera Comunità Cristiana verso questo importantissimo settore della vita personale, familiare e sociale con iniziative che potranno, all’occasione, rendersi opportune.

La pastorale familiare dovrà, in questo biennio, molto puntare sul reperimento e la formazione di specifici operatori di settore. Inoltre esprimerà, a livello diocesano e d’intesa con l’Ufficio Catechistico e l’Ufficio Liturgico, una proposta di itinerario in preparazione al matrimonio che sia sufficientemente ampia, distribuita nel tempo e ricca di momenti esperienziali su diversi aspetti e componenti della vita cristiana. L’obiettivo sarà quello di offrire alle coppie che chiedono il Sacramento del matrimonio un’occasione valida per capire la scelta religiosa ed umana che stanno compiendo nel quadro più ampio della riscoperta della fede Cristiana e dell’appartenenza Ecclesiale.

Tale itinerario sarà poi offerto alla Diocesi.

 

2.8 Occorre che continui, in questi due anni, la promozione forte e decisa di una “Catechesi Catecumenale” attraverso quelle iniziative, organiche e continuative, che l’Ufficio per la Evangelizzazione e la Catechesi elaborerà sia per i Presbiteri sia per i laici. Il coinvolgimento dei laici dovrà diventare sempre più normale ed ampio. L’Ufficio curerà inoltre un continuo accompagnamento formativo dei Catechisti: sia di coloro che già esercitano tale ministero, sia di quelli che vanno ad iniziare.

 

2.9 Parlando di laici e di missione richiamo con grande speranza ed attesa il progetto di Pastorale Giovanile. La sua elaborazione incontra fatica e ritardi perché vuole approdare non solo ad un documento scritto, ma soprattutto ad una “mobilitazione” della nostra Chiesa su questo versante. A questo tema dedicheremo uno dei prossimi Convegni Diocesani. Per intanto, nel biennio che abbiamo dinanzi, l’Ufficio per la Pastorale Giovanile cercherà di esprimere un progetto che sia insieme coraggioso e possibile per noi.

 

2.10 L’impegno formativo e missionario dei laici trova una risorsa importantissima nelle Associazioni, particolarmente in quelle che curano la formazione e la presenza Cristiana in ambiti professionali e di ambiente.

Guardo, prima di tutte, all’Azione Cattolica.

La recente lettera che i Vescovi italiani le hanno indirizzato non ne fa semplicemente un’associazione tra le altre, ma uno “strumento” ecclesiale con il quale il Vescovo pastoralmente opera. Chiedo perciò alla Diocesi, in particolare ai Presbiteri, di guardare con accoglienza e considerazione alle proposte ed alla presenza dell’Azione Cattolica. Non è più tempo per vecchie polemiche o lontani attriti: chi si volge alla evangelizzazione non può che guardare l’essenziale del Vangelo e il futuro della gente; il resto viene dal maligno.

I Parroci cercheranno dunque di presentare questa proposta associativa; di rafforzarla nella Parrocchia se già presente, di introdurla se assente. Non si tratta, ripeto, di privilegiare un’associazione sull’altre né di introdurre un elemento di disturbo o complicazione rispetto alla pastorale parrocchiale, ma di offrire uno strumento di indiscutibile valore per la formazione e promozione del laicato e di scegliere un percorso pastorale che mira dichiaratamente all’attuazione del Programma Diocesano.

Insieme all’Azione Cattolica la nostra Diocesi guarda come preziosa risorsa e molto si attende da quelle Associazioni di Laici che portano avanti una pastorale di ambiente o di settore. Sono, in questo senso, una presenza di evangelizzazione e di testimonianza su molte frontiere professionali. Chiedo che si intensifichi il loro impegno culturale attraverso iniziative che, mentre ne visibilizzano la presenza e l’azione, ne promuovano la diffusione ed insieme rechino apporto a problematiche di grande attualità, tipiche del settore.

Alle Associazioni chiedo ed insieme affido una specifica e diffusa attenzione all’ambito culturale, sociale e politico. Esso appartiene, di natura sua, ad ogni laico, ma può trovare nella forma associativa un’espressione provveduta ed efficace. La Consulta per le Aggregazioni Laicali, lavorando di concerto con il referente per il progetto culturale, potrà in questo far crescere significativamente il livello di attenzione e di efficace impegno della nostra Chiesa.

 

2.11 In un programma pastorale come quello che ci attende nei prossimi due anni, centrato su “Laici in missione”, occorre rivolgere una parola specifica agli Insegnanti di Religione Cattolica nelle diverse scuole presenti in Diocesi. Essi sono una espressione della nostra Chiesa che svolge un servizio di formazione culturale nella vita di migliaia di ragazzi e giovani. Nel rispetto della specificità del loro ruolo noi riconosciamo in essi una grande risorsa: essi portano la lettura culturale dell’evento Cristiano dentro la stagione in cui si edifica l’esistenza con i suoi fondamentali orientamenti e nel difficile mondo della scuola. Il loro isolamento o comunque una marginalità di fatto rispetto alla vita delle Parrocchie, delle Zone, della Diocesi è impensabile e scandalosa. Occorre che acquistino uno spessore maggiore di ecclesialità, che siano più cercati, responsabilizzati e coinvolti nelle nostre vicende pastorali, ad ogni livello, che si sentano espressione di una Comunità Diocesana che li sceglie, li forma, li invia. Allo scopo occorrerà rivitalizzare il settore della pastorale scolastica all’interno dell’Ufficio Diocesano per l’Evangelizzazione e la Catechesi.

 

2.12 Un ulteriore obiettivo che consegno alla Diocesi nel programma pastorale di questo biennio è una intensificata attenzione al mondo del volontariato. Occorre ritessere e rafforzare il legame che collega il mondo delle Misericordie, dei Fratres, delle ACLI, dell’MCL, dell’ANSPI e di altre espressioni del volontariato alle motivazioni cristiane ed al riferimento ecclesiale. C’è il grave rischio che, sfumando queste motivazioni e questo riferimento, il mondo associativo del volontariato da un lato si laicizzi, dall’altro perda il contatto con le ragioni più profonde ed ideali del proprio esistere e si appiattisca sulla mera professionalità ed efficienza, peraltro non sempre totalmente disinteressata.

Affido al vicariato per la pastorale, in collaborazione con la Caritas e l’Ufficio per la pastorale sociale e del lavoro, di cercare le vie possibili per tenere e consolidare questo rapporto che aiuti l’ampio e generoso mondo del volontariato di ispirazione Cristiana a rimanere vitalmente e consapevolmente ancorato ai valori del Vangelo e del riferimento ecclesiale.

 

2.13 infine, ultimo nell’ordine non certo nell’importanza, chiedo al Vicario Generale ed alla commissione incaricata di procedere alacremente nell’arco del biennio alla coscientizzazione della nostra Chiesa sulla scelta del Diaconato permanente ed alla costituzione del primo gruppo di persone che si preparano a riceverlo. Considero questo un evento importante nel cammino di crescita della Chiesa Volterrana.

 

 

c d

 

3 – CONCLUSIONE

 

Ecco, carissime sorelle e fratelli, il cammino che mi sembra possibile per la nostra Chiesa di Volterra nel biennio 2002-2004.

Qualcuno potrà giudicarlo minimale o scontato, altri eccessivo o pretenzioso: da parte mia credo che sia insieme coraggioso e possibile, fedele agli obiettivi e alle consegne che ci sono venute dal Convegno Pastorale Diocesano “Laici in missione”.

A metà del nostro percorso, nell’estate 2003, riunirò i rappresentanti degli Uffici Pastorali, degli Organismi Diocesani ed i Vicari Zonali per una prima verifica sull’andamento del nostro Programma. La verifica finale sarà alla conclusione del biennio.

Affido questo tratto del cammino della nostra Chiesa alla comprensione , all’intelligenza, alla collaborazione di tutti, Presbiteri, Religiosi, Religiose e Laici. L’affido alla preghiera delle Claustrali presenti nella Diocesi. Soprattutto lo depongo ai piedi della Madonna di S.Sebastiano perché voglia pazientemente costruire in noi il cuore e la vita di discepoli del Figlio Suo.

 

 

+ Mansueto Bianchi, Vescovo

 

 

 

Volterra, 6 Agosto 2002

Festa della Trasfigurazione del Signore

Volterra
06-08-2002