Programma Pastorale Diocesano 2005 – 2007

Programma Pastorale Diocesano 2005 – 2007

 

Carissime Sorelle e Fratelli,

quello che affido alla mente, al cuore ed alle mani della Chiesa di Volterra è il Programma Pastorale per il biennio 2005-2007. Non una somma di oneri o adempimenti, ma la strada comune che percorriamo insieme, ecclesialmente, perciò la misura della nostra fedeltà e la concretezza della nostra risposta al Signore.

Nessuna Parrocchia snobbi o prescinda da questo piccolo strumento, perché prescinderebbe dalla dimensione pastorale della Comunione con la Chiesa locale e si relegherebbe nello stagno di una sopravvivenza residuale oppure camminerebbe su strade, forse anche originali, ma non condivise e non sottoposte al discernimento del Vescovo e della Chiesa.

Le indicazioni di questo Programma Pastorale saranno invece accolte e discusse nei Consigli Pastorali delle Parrocchie e dei Vicariati, allo scopo di specificarle e realizzarle nell’ambito di ciascuna Parrocchia.

 

  1. La continuità del cammino.

         

Prima di esporre il Programma Pastorale per il biennio, vorrei sostare brevemente per riepilogare il cammino percorso.

Si è concluso il primo quinquennio del mio servizio episcopale a Volterra; è dunque possibile cercare di tracciare una sintesi della vicenda fin qui condivisa. Questo anche allo scopo di evitare che qualcuno abbia la sensazione di un procedere occasionale o improvvisato.

Ripropongo le tappe salienti della nostra vicenda diocesana:

  • Lettera Pastorale “Il seminatore uscì a seminare” del Settembre 2000.
  • Primo Convegno Pastorale Diocesano “Evangelizzare oggi la nostra terra” nel Settembre 2001.
  • Programma Pastorale 2001-2002.
  • Secondo Convengo Pastorale Diocesano “Laici in missione” nel Giugno 2002.
  • Programma Pastorale 2002-2005.
  • Convengo di verifica (limitato ad alcuni organismi ecclesiali) nel Giugno 2003.
  • Seconda Lettera Pastorale “…e camminava con loro” dell’Agosto 2004.
  • Terzo Convengo Pastorale Diocesano “Da una pastorale di conservazione ad una pastorale di missione” nel Giugno 2005.
  • Programma Pastorale 2005-2007.

Solo tre annotazioni in margine: due di metodo ed una di merito.

Dal punto di vista metodologico mi pare di dover rilevare una caratteristica di “sinodalità” che la nostra Chiesa sta acquisendo ed attuando, come già mi proposi fin dall’inizio della presenza in Diocesi. Tale sinodalità come “stile” pastorale è ravvisabile nel fatto che il cammino della Chiesa Volterrana è scandito dai Convegni Pastorali, veri momenti di ampia e diffusa comunione ecclesiale, che raccolgono a sintesi il percorso, la riflessione e l’impegno della Diocesi su di un tema, cercano di stabilizzarlo nella prassi delle Parrocchie attraverso il programma pastorale ed aprono il percorso ad una successiva tematica.

Altra annotazione metodologica è che la nostra Diocesi sta acquisendo lo stile della programmazione, seppur con fatica e con qualche smagliatura. Esso vorrebbe sottrarre la vicenda pastorale alla generica ripetitività, come alla improvvisazione e alla occasionalità, vorrebbe selezionare e focalizzare gli obiettivi, vorrebbe insegnare a sostare per verificare la correttezza del percorso e del risultato.

Dal punto di vista del merito, il nostro cammino in questi cinque anni, in sintonia con le scelte della Chiesa in Italia, ha cercato di ripensare la Parrocchia e, con essa, la Diocesi e le Aggregazioni, come presenza missionaria e di evangelizzazione sul territorio: sia irrobustendo e dando la priorità alla formazione di coloro che già partecipano alla vita della Comunità, sia proponendoci di riprendere un contatto significativo con i Cristiani “marginali” e demotivati, sia aprendo la strada a nuovi contatti ed incontri con i non-più-Cristiani, i “lontani”.

In questa prospettiva abbiamo avviato (e lo stiamo portando avanti) un ripensamento sulla vita ordinaria e sulle attività presenti in ogni Parrocchia, in modo da riformularle in chiave di evangelizzazione e missione, e stiamo tentando nuove attenzioni, nuove strade, nuove figure ministeriali più direttamente impegnate sul versante missionario.

Il “filo rosso” che abbiamo dipanato in questo quinquennio passa significativamente attraverso i Convegni Diocesani: dopo il primo che ci ha aiutato a prendere coscienza della nostra presenza missionaria sul territorio e del compito di una nuova evangelizzazione, il secondo ha evidenziato nei laici una risorsa ed un potenziale per questo servizio alle persone ed al territorio, ha inoltre indicato uno stile di essere Chiesa ed un modo di relazionarci all’interno della Comunità. L’ultimo ha mostrato quale debba essere l’azione pastorale della Chiesa locale e delle Parrocchie, soprattutto il servizio della Catechesi e della formazione, quando la scelta della evangelizzazione e della missione diventa vita ordinaria di una Comunità.

L’attuazione dei Convegni sono stati i programmi pastorali, dove si è cercato di seguire le indicazioni e le attenzioni richiamate nei Convegni Diocesani e di farle diventare pastorale ordinaria. Una Diocesi come la nostra, con risorse umane davvero limitate e già cariche di molti impegni e servizi, difficilmente può reggere la richiesta aggiuntiva o l’impegno straordinario. Occorre che le indicazioni e le nuove attenzioni entrino nei percorsi già previsti e tracciati della nostra attività e così diventino normalità pastorale.

Dunque: la scelta della evangelizzazione e della missione, i protagonisti, il modo e l’operatività pastorale. Questo il cammino percorso nei primi cinque anni.

 

 

D’ora innanzi, anche proseguendo sulla strada dei Convegni Diocesani ogni due o tre anni, cercheremo di tradurre e di condurre questi temi più generali, dentro i singoli settori o ambiti di azione della Parrocchia, cominciando dalla famiglia.

Ho ritenuto importante fare il punto della situazione, nella memoria del cammino percorso perché ciascuno veda con chiarezza l’orizzonte sul quale ci muoviamo, gli obiettivi che realisticamente ci proponiamo, le strade per raggiungerli.

 

  1. Lo sviluppo del cammino.

 

Quali allora gli impegni e gli obiettivi per il biennio 2005-2007?

Ho già indicato nella riflessione e nell’attenzione della nostra Chiesa alla famiglia l’obiettivo che ci proponiamo. In questi due anni (se sarà necessario ne aggiungeremo un terzo) rifletteremo sulla famiglia, sul come evangelizzarla, ci interrogheremo sugli itinerari di preparazione al Matrimonio ed ai Sacramenti dei figli, sui criteri di celebrazione del Matrimonio stesso, sull’accompagnamento delle giovani coppie, sull’aiuto da offrire alle famiglie in difficoltà.

Nel corso di questo itinerario biennale terremo un Convengo Pastorale Diocesano sulla famiglia, che ci aiuterà a consolidare una permanente attenzione di Chiesa a questo ambito essenziale della vita personale, ecclesiale e sociale, ma ci determinerà anche, come Diocesi, a porre scelte pastorali specifiche per la famiglia e, comunque, attente alle sue vicende, attese, risorse.

Ho affidato il cammino di questi due anni all’Equipe Diocesana di Pastorale Familiare: essa ne sarà il centro propulsore, coinvolgendo nel cammino gli Uffici Pastorali, i Consigli Presbiterale e Pastorale Diocesano, la Consulta delle Aggregazioni Laicali, l’Azione Cattolica, i Vicariati e le Parrocchie. Il cammino diocesano, nei vari momenti ed iniziative, sarà, per così dire, unificato anche da questa attenzione e da questo obiettivo comune. Il programma che segna lo specifico itinerario in preparazione al Convengo è già stato presentato ed approvato dal Consiglio Pastorale Diocesano e dai Direttori degli Uffici Pastorali di Curia, esso inoltre è stato illustrato ai Sacerdoti durante il corso di aggiornamento tenutosi a Volterra nei giorni 20-21-22 Settembre 2005. Lo stesso corso di aggiornamento per Sacerdoti è stato interamente dedicato alla pastorale familiare, e questo ha costituito l’inizio del percorso biennale e della preparazione al Convengo per i Sacerdoti.

Chiedo alle Parrocchie, alle Associazioni, in particolare ai Sacerdoti ed agli Operatori pastorali di accogliere le indicazioni che verranno date per questo cammino diocesano di pastorale familiare e di realizzarle con intelligenza e passione.

Con questa attenzione specifica alla pastorale della famiglia cercheremo di continuare, in questo biennio, la strada già intrapresa della evangelizzazione e della missione, dandole ulteriore concretezza pastorale.

 

2.1 I centri di ascolto della Parola di Dio.

 

     Fin dalla mia venuta in Diocesi ho chiesto con insistenza la costituzione di questi centri di ascolto della Parola di Dio, ampiamente spiegandoli e motivandoli.

Terminato il primo quinquennio di ministero episcopale devo ringraziare il Signore e voi, cari Sacerdoti ed operatori pastorali, perché tali centri si sono diffusi, si stanno affermando e cominciano a portare qualche frutto in ordine alla solidità della Fede ed alla provvedutezza della formazione cristiana.

Confermo la scelta di questa strada e di questa modalità di evangelizzazione e di formazione.

Mentre vi chiedo di non deflettere da questa linea, di continuare a promuovere la nascita di nuovi gruppi ed il consolidamento di quelli già esistenti, richiamo la vostra attenzione su due aspetti:

  • La dimensione familiare di questi centri di ascolto: essi sono pensati per le famiglie e nelle famiglie, culminando poi periodicamente nella Lectio Divina in Chiesa. Questa dimensione familiare non deve essere adombrata né sacrificata; essa parte dal riunirsi in un luogo: la famiglia che accoglie, ma diventa presto un incontrare la Parola e la persona di Gesù a partire dal “vissuto” familiare, dai suoi canti e dai suoi gemiti, per lasciarci evangelizzare nel cuore e nelle opere da quella Parola che abbiamo incontrato. Il centro di ascolto è un luogo ed uno strumento caratteristico con cui la famiglia viene evangelizzata e diventa evangelizzatrice.
  • La formazione degli animatori. La loro presenza e la loro azione nei centri di ascolto è veramente essenziale e può giocare la riuscita o il fallimento di un gruppo. Per questo non possiamo lasciarli soli. Non possiamo chiedere loro un servizio senza metterli in grado di svolgerlo al meglio. L’Ufficio per l’Evangelizzazione e la Catechesi ha preparato anche quest’anno, come ogni anno, i sussidi per sostenere la riflessione nei gruppi ed ha proposto giornate di incontro e di formazione per gli animatori. Sono preoccupato perché noto che la risposta a quest’ultima proposta è stata recentemente modesta. Chiedo alle Parrocchie ed agli interessati di essere attenti a queste occasioni per qualificare e migliorare il servizio offerto.

Per questo anno 2005-2006 il testo biblico su cui sosteremo nei gruppi di ascolto, come pure nei ritiri vicariali dei Sacerdoti, è la Prima Lettera di Pietro. Questo testo, di chiara indole battesimale, che tocca dunque le dimensioni costitutive dell’identità e della vicenda cristiana nel mondo, ci consente una particolare attenzione ai laici ed alle famiglie, mentre ci pone in consonanza con il cammino della Chiesa Italiana verso il Convengo Ecclesiale di Verona nell’Ottobre 2006.

Da parte mia, usando anche della possibilità che la Visita Pastorale in atto mi offre, non mancherò di continuare a raccomandare, a seguire, a sostenere la vicenda di questi centri di ascolto della Parola di Dio.

 

2.2 I Consigli Pastorali.

 

Continuo ad insistere perché in ogni Vicariato ed in ogni Parrocchia o Unità Pastorale siano costituiti e funzionino i Consigli Pastorali ed i Consigli per gli Affari Economici. Non si tratta di un adempimento formale o disciplinare, si tratta di un modo di essere Chiesa, di uno stile ecclesiale centrato sulla comunione, sulla corresponsabilità dei laici, sulla diffusa ministerialità.

Per questo non basta costituire questi organismi, bisogna puntare sulla forza delle motivazioni e sulla visione di Chiesa che implicano, bisogna puntare sulla formazione di coloro che sono chiamati a farne parte.

Fa tristezza accorgersi di Consigli costituiti o chiamati a riunirsi solo in vista della Visita Pastorale del Vescovo: sono come il ricino di Giona che in una notte nasce e in una notte muore; fa tristezza sentire di Consigli Pastorali che si riuniscono raramente, stancamente e con scarse presenze. Fa tristezza non perché c’è un adempimento inevaso, ma perché c’è un’idea di Chiesa e di rapporto preti-laici che fa fatica a entrare e trova ostacolo nella sfiducia, nella stanchezza e nella pigrizia di qualcuno.

Il Consiglio Pastorale Diocesano, come previsto dall’ultimo Programma Pastorale 2002-2005, già da tempo ha pubblicato uno statuto-tipo, preceduto da una introduzione che molto chiaramente ed efficacemente insiste sull’aspetto motivazionale e valoriale: a quelli rimando come a validi strumenti per sostenere il sorgere ed il vivere di questi organismi di partecipazione ecclesiale.

Da parte mia continuerò, all’inizio ed alla fine di ogni anno pastorale, a convocare diocesanamente i componenti di questi Consigli per fornire loro un’occasione di formazione, di confronto reciproco, di sostegno ed incoraggiamento.

 

2.3 La formazione del laicato.

 

E’ un tema su cui ho impegnato fortemente il mio servizio episcopale nella Chiesa di Volterra e sul quale continuo ad investire in progetti e speranze.

Nella formazione dei laici si incontrano e si complementano diversi apporti e diversi soggetti.

La formazione di base del laico, quella per vivere da Cristiano la vita quotidiana, non può che avvenire nella Comunità parrocchiale di appartenenza. E’ questo l’obiettivo delle attività pastorali che nella Parrocchia si realizzano: dalla Catechesi alla Liturgia alla Carità. Quando parliamo di laici e della loro formazione è soprattutto a questi che dobbiamo pensare: alla loro vicenda di consacrati nel Battesimo che vivono l’ordinaria vicenda familiare, professionale, ecclesiale.

Alla loro basilare formazione provvede la Parrocchia come suo compito precipuo, valorizzando e coinvolgendo anche percorsi associativi o di movimento. In particolare è questo il valido servizio che l’Azione Cattolica svolge a favore della Chiesa locale e delle singole Comunità Cristiane.

Questa opera basilare di formazione è animata e guidata dal Parroco, con la partecipazione e la collaborazione di alcuni laici preparati. Sono i formatori o gli Operatori Pastorali presenti in ogni Parrocchia, nei vari settori dell’attività pastorale.

Ma questi Operatori Pastorali come vengono formati? E’ chiaro che quasi mai le Parrocchie sono attrezzate per questo: tale impegno dunque, cioè la formazione dei formatori o degli Operatori Pastorali, appartiene al livello vicariale o intervicariale. Vi provvedono alcuni Sacerdoti ed alcuni laici che hanno particolare competenza ed esperienza. Il numero, la disponibilità e la competenza di questi laici che si prestano per un servizio di formazione nei Vicariati (ed all’occorrenza anche nelle Parrocchie) devono essere assiduamente curate, seguite, accresciute.

E’ questo il compito ed il ruolo che specificamente compete al livello diocesano: curare la formazione dei collaboratori laici che poi, nei Vicariati provvederanno a formare i formatori. Ovviamente al livello diocesano della formazione possono accedere anche i singoli Operatori Pastorali delle Parrocchie, ma essa è pensata specificamente per i loro formatori.

Questa formazione diocesana ha, di sua natura, due momenti: uno più generale e fondativo, comune a tutti i settori della pastorale (a questo livello si potrebbe far riferimento all’impianto generale del Catechismo della Chiesa Cattolica); uno è invece più specifico e finalizzato al settore della pastorale nel quale ci si vuole impegnare (Catechesi, Liturgia, Carità, impegno socio-politico, servizio alla famiglia, ai malati, ai giovani…) e questo sarà curato soprattutto dal competente Ufficio Pastorale.

Credo che occorra andare avanti su questa strada, senza intellettualismi od artificiosità che complicano e soffocano la vita, ma anche rendendoci conto che una seria preparazione è sempre più necessaria sia per essere e vivere da Cristiani, sia per servire la formazione e la crescita dei fratelli nella Comunità.

Penso che un solido apporto, soprattutto al livello diocesano, lo possa dare la Scuola di Formazione Teologica, che recenti provvedimenti della Conferenza Episcopale Italiana ci obbligano a riconsiderare nei suoi obiettivi ed a riformulare in chiave più pastorale. La raccomando e la segnalo alla attenzione di tutti, particolarmente di coloro che esprimono un servizio alla formazione nella Chiesa.

Anche in questi anni verranno riproposti  i corsi vicariali per la formazione dei laici, segnatamente rivolti agli Operatori Pastorali. Per questo anno 2005-2006 essi si occuperanno delle tematiche segnalate dal documento preparatorio al Convengo Ecclesiale di Verona, tematiche di grande vicinanza ed interesse per l’identità ed il ruolo dei laici, ed anche eccezionalmente attente alle problematiche della famiglia e dei dinamismi che la caratterizzano.

Il compito di realizzare questi corsi è affidato alla Consulta delle Aggregazioni Laicali in collaborazione con i settori della pastorale liturgica, catechetica e della carità.

Non posso chiudere questo paragrafo sulla formazione del laicato senza tornare a raccomandare attenzione e collaborazione verso il Settimanale Diocesano Toscana Oggi – L’Araldo. Vorrei che in questo biennio le Parrocchie e le Associazioni facessero uno sforzo ulteriore per arricchirlo della loro collaborazione e per riproporlo all’attenzione delle famiglie e delle persone, soprattutto di quelle che svolgono un ruolo di collaborazione dentro le varie attività parrocchiali e associative.

Ritengo che il nostro Settimanale, sia nella parte regionale che in quella diocesana, possa portare un contributo di formazione e di informazione ai Sacerdoti, ai laici, alle Comunità Cristiane.

Alla Redazione de L’Araldo affido l’impegno di cercare le forme e le occasioni che sembreranno utili allo scopo.

 

2.4 Le Associazioni

 

In merito all’impegno formativo verso i laici, torno vivamente a raccomandare nelle Parrocchie l’accoglienza e la promozione verso le Associazioni. Sono forme che complementano e specificano l’itinerario proposto dalle Parrocchie: non sono né alternative né competitive. Costituiscono anzi una vera ricchezza ed una grande risorsa: penso in particolare a quelle che hanno come obiettivo la formazione e l’evangelizzazione del contesto sociale, professionale, culturale, ecc… Sono una grande risorsa e potenzialità per la nostra Diocesi e per le Parrocchie stesse.

Su questo orizzonte torno ancora a raccomandare la costituzione e la promozione dell’Azione Cattolica come parte integrante di quel processo di formazione laicale che ho precedentemente presentato. Troppo spesso incontro freddezza e qualche volte resistenza a questo riguardo. Può darsi che siano effetto di vecchie cicatrici o di particolari impostazioni ecclesiologiche: nell’uno e nell’altro caso portano a maggiore povertà la Diocesi, non certo a maggiore ricchezza. Confido perciò che l’accoglienza, la comprensione, l’incoraggiamento verso l’Azione Cattolica sia davvero ampio e fecondo in molte delle nostre Parrocchie.

Il servizio che essa fa alla Diocesi si arricchisce quest’anno di una ulteriore iniziativa: il “percorso di formazione socio-politica”. Nel grande silenzio formativo che da anni su questi temi si registra da parte delle Istituzioni e dei Partiti, mi pare che il servizio della Chiesa possa portare ad una ripresa di consapevolezza e ad una assunzione di responsabilità. La proposta che l’Azione Cattolica offre è finalizzata ad illustrare la Dottrina Sociale della Chiesa sui grandi temi della persona, dello Stato, dei dinamismi economici e sociali. Segnalo volentieri questa possibilità che la nostra Chiesa presenta, perché possa essere usufruita da coloro che hanno interesse a questi ambiti e pensano di impegnarvisi con chiarezza e profondità di motivazioni.

 

2.5 La Catechesi.

 

     Continua in questo biennio, con speranza e costanza, il cammino della nostra Diocesi e delle nostre Parrocchie verso una Catechesi catecumenale. Anzi, dopo il Convengo Pastorale Diocesano dello scorso Giugno, questo obiettivo risulta ancora più nitido ed urgente! E’ compito dell’Ufficio per l’Evangelizzazione e la Catechesi illustrare obiettivi e metodi che devono progressivamente ricevere accoglienza e condivisione da parte delle nostre Parrocchie.

L’Ufficio, anche nell’anno trascorso, ha progettato ed operato, per sostenere l’impegno della Diocesi e delle Parrocchie in questa direzione: rilevo che talora la risposta è stata modesta (penso in particolare alla “tre giorni” per Catechisti dello scorso Settembre).

Forse non percepiamo abbastanza quanto sia profondo il cambiamento di mentalità e di metodo che ci è chiesto di attuare e quanto ci impegni alla generazione e crescita di una fede capace di “impastarsi” nella vita per fermentarla e lievitarla, al coinvolgimento essenziale della famiglia e dell’intera Comunità.

Chiedo all’Ufficio Diocesano di continuare con coraggio e tenacia la fatica della formazione, dell’informazione, della sussidiazione ai Catechisti. Chiedo che esso sia particolarmente attento e sensibile nei confronti dei Sacerdoti. Chiedo ancora che si studi e si attui uno strumento di collegamento e di formazione stabile per i Catechisti o, se possibile, per gli Operatori Pastorali. Si consideri l’opportunità di valorizzare allo scopo le potenzialità e le disponibilità del Settimanale Diocesano L’Araldo, oppure, se si ritenga valido e produttivo, si pensi ad un opuscolo periodicamente inviato, che veda il coinvolgimento delle competenze e degli apporti di altri Uffici Pastorali, in particolare la Liturgia e la Caritas.

Ai tre Uffici chiedo anche di provvedere un itinerario di preparazione al Sacramento della Cresima per gli adulti, che accogliendo le indicazioni della Chiesa in Italia, le specifichi per la nostra situazione volterrana, ben calcolando le nostre concrete possibilità e risorse.

 

 

2.6 La Liturgia.

 

     Restano confermati, nel prossimo biennio, gli obiettivi per la formazione dei Ministri straordinari della Comunione e degli Animatori liturgici. Occorre che a questo l’Ufficio Liturgico metta mano, concordando linee e programma con gli altri Uffici Pastorali.

Chiedo inoltre che in questo biennio l’Ufficio elabori un “Direttorio” per la celebrazione del Sacramento del Matrimonio. In stretta collaborazione con l’Ufficio Catechistico e quello per la Pastorale Familiare si dovranno indicare linee e criteri, validi ed obbliganti per la Diocesi, cui attenersi per il luogo e la forma della celebrazione nuziale. Tali indicazioni dovranno essere valutate dai Consigli Presbiterale e Pastorale per poi approdare al Convengo Diocesano sulla Famiglia nel 2007.

Sarà il primo passo per un progetto di più ampio respiro: quello di avere, come Diocesi, un Direttorio per la celebrazione dei Sacramenti, che raccolga il consenso e l’osservanza dell’intera Chiesa locale, ritraendoci da scelte e comportamenti quanto mai vari e soggettivi, perciò anche poco educativi nei confronti delle persone.

 

2.7 La Caritas.

 

     In sintonia con il cammino diocesano verso il Convengo Pastorale sulla Famiglia, chiedo alla Caritas di promuovere, in questo biennio, particolare attenzione e dedizione a quelle forme di povertà e disagio che colpiscono oppure si generano dalla famiglia stessa.  Contestualmente chiedo che continui l’impegno alla promozione del volontariato e del servizio volontario civile, come pure l’impegno alla formazione, sia verso gli operatori, sia verso il mondo del volontariato, particolarmente laddove sembra attenuarsi la forza delle motivazioni e dell’ispirazione cristiana.

Continuerà altresì il tentativo tenace per la costituzione dei “laboratori” a livello diocesano e vicariale, e per la promozione e la crescita dell’”Osservatorio delle povertà e delle risorse”.

Ulteriori punti di impegno saranno la proposta della “scuola della pace” attorno alla quale ricercare collaborazioni almeno dentro l’ambito ecclesiale, e la prosecuzione del raccordo e del coordinamento delle Case di accoglienza presenti in Diocesi, in modo da seguire criteri unitari ed armonici per un servizio più diocesano e più integrato.

 

2.8 Le Unità Pastorali.

 

     E’ questo un capitolo aperto della nostra vicenda diocesana ed è realistico pensare che lo rimarrà per qualche anno ancora. La costituzione delle Unità Pastorali non è, infatti, un mero atto organizzativo, ma chiede un lento processo di maturazione e di crescita nella mentalità ecclesiale e nella operatività pastorale, a partire dai Sacerdoti.

L’Unità Pastorale è costituita da un territorio omogeneo, circoscritto, sul quale sono presenti alcune Parrocchie che entrano tra loro in un rapporto di collaborazione organica, estesa ai diversi ambiti dell’attività pastorale, differenziando ed integrando le attività ed i servizi offerti alle persone. Questo permette una migliore valorizzazione delle risorse umane, pastorali e materiali, al servizio di una più efficace missione evangelizzatrice sul territorio, in un vincolo di comunione più evidente ed operativo che lega Sacerdoti, Religiosi/e, laici.

L’Unità Pastorale comprende una pluralità di forme che può andare da una serie di piccole Parrocchie di montagna o di collina affidate ad un solo Sacerdote (il quale, a sua volta, può avere la cura di più Unità Pastorali), a una grande Parrocchia col proprio Sacerdote cui siano legate altre Parrocchie più piccole, fino al caso di Parrocchie, anche di notevole consistenza, presenti in una stessa città, ciascuna con il proprio Parroco ed eventualmente il Cappellano.

E’ chiaro che in ciascuno di questi casi (tutti presenti o configurabili nella nostra Diocesi) l’Unità Pastorale si dovrà realizzare con forme e modalità diverse. Non però con una diversa mentalità, perché essa, in ogni caso, è quella di una comunione ecclesiale che sia operativa e cooperante nella dimensione pastorale ed assuma, con grande serietà ed urgenza, lo stile della evangelizzazione e della missione.

Questo biennio 2005-2007 dovrà rappresentare un passo decisivo verso la costituzione delle Unità Pastorali: ritengo infatti che la Visita Pastorale, cui sto dedicandomi negli anni 2004-2007, mi offrirà una più accurata e ravvicinata conoscenza delle persone e delle situazioni in modo da poter indicare, vicariato per vicariato, le Unità Pastorali da costituire.

Le Unità Pastorali che indicherò al termine della Visita in ogni Vicariato saranno quelle che, per ragioni oggettive, risulteranno utili e proponibili. Non si potrà dunque costituire un’Unità Pastorale in vista di una difficoltà e di un gusto personale di qualcuno; occorrerà comunque avere la pazienza, le mediazioni ed il tempo necessario perché le situazioni soggettive si adeguino alle realtà oggettive.

E’ evidente che l’intera vicenda deve essere accompagnata dai Consigli Pastorali Vicariali e Parrocchiali, come pure dall’Assemblea Vicariale dei Sacerdoti.

Affido l’impegno di seguire questo importante aspetto della nostra crescita ecclesiale al gruppo dei Vicari Foranei, in contatto e collaborazione con il gruppo di lavoro e di riflessione a suo tempo costituito su questo argomento e sotto la moderazione del Vicario Generale.

Occorre dire che l’Unità Pastorale non è l’accorpamento di più Parrocchie in una, in essa anzi le singole Parrocchie rimangono il “soggetto pastorale” primario, al cui servizio si pongono le stesse iniziative unitarie. La singola Parrocchia non rimane mortificata nella sua vitalità, ma piuttosto aiutata e valorizzata nelle potenzialità. Ovviamente ai singoli Parroci rimane la responsabilità pastorale, economica e la legale rappresentanza delle rispettive Parrocchie.

Per avviare gradualmente, senza traumi o fraintendimenti disfattisti da parte della gente, la costituzione delle Unità Pastorali occorre iniziare a coordinare l’orario delle SS. Messe, l’età per l’ammissione ai Sacramenti, i requisiti per detta ammissione, intensificare le collaborazioni e lo scambio di servizi tra Sacerdoti, collaborare in uno o più ambiti pastorali (Iniziazione Cristiana, pastorale giovanile, pastorale familiare, pastorale della Carità, formazione degli Operatori Pastorali, condivisione di strutture materiali, ecc…).

 

2.9 Il Diaconato permanente.

 

E’ costituito in Diocesi e da tempo funziona un gruppo in preparazione all’esercizio permanente dell’Ordine Diaconale. Tale gruppo si propone come obiettivo la formazione spirituale, la formazione teologica, la conoscenza pastorale della nostra Chiesa locale nel più ampio contesto del cammino e delle scelte della Chiesa in Italia.

Invito i Parroci ad individuare laici cui sia possibile ed utile per la Chiesa rivolgere l’invito all’esercizio permanente del Ministero Diaconale. Credo che in questo si debba essere insieme prudenti e coraggiosi sapendo che con tale gesto si costruisce la ricchezza della Chiesa locale e si intensifica la sua capacità di servizio e di evangelizzazione.

 

  1. 10 La Pastorale Giovanile.

 

     Mi limito ad un richiamo di questo aspetto perché esso continua a permanere in uno stato di “attesa” nella nostra Diocesi. Oggettive povertà di energie ancora ci impediscono di avere un progetto diocesano di pastorale giovanile con persone che ne accompagnino e ne sostengano adeguatamente l’attuazione. Dobbiamo tuttavia essere grati a chi, con grande fatica e personale dedizione, permette quelle iniziative che la nostra Diocesi riesce ad esprimere in merito.

Tre cose mi permetto di richiamare:

  • Valorizzare le risorse presenti in Diocesi e rivolte al mondo dei giovanissimi e dei giovani: penso in particolare ai Gruppi Scouts ed a quanto l’Azione Cattolica riesce a fare sia direttamente per i propri associati, sia per il servizio alla pastorale giovanile delle Parrocchie e dell’intera Diocesi (campi scuola ecc…).

Ancora una volta chiedo ai Sacerdoti ed alle Parrocchie di promuovere, diffondere, incoraggiare queste proposte e questi servizi a vantaggio dell’intera Comunità ecclesiale.

  • L’importanza di dare seguito alla GMG vissuta a Colonia nello scorso Agosto, con iniziative e proposte che ne approfondiscano esperienze e contenuti nel corso dell’anno.
  • L’importanza di formare i formatori per evitare improvvisazioni ed estemporaneità che, in questa età, risultano particolarmente dannose e possono danneggiare o bloccare molti cammini di crescita.

 

 

2.11 La Visita Pastorale.

 

          Continuerà e si concluderà nel biennio 2005-2007 la Visita Pastorale inaugurata nel 2004.

Non mi soffermo su questo aspetto, che è comunque centrale nella vicenda del biennio, perché ad esso ho già dedicato l’intera Lettera Pastorale “…e camminava con loro” del 6 Agosto 2004.

Solo ne richiamo gli obiettivi di fondo, interamente convergenti con quelli che ci hanno guidato nei primi cinque anni del mio episcopato e che continuano a guidarci: recare incoraggiamento e speranza alle Comunità Parrocchiali, spesso segnate da fatica e da amarezza, rafforzare la Parrocchia come evento di comunione e di missione sul territorio: “la Visita Pastorale è un prendere fraternamente per mano ciascuna Parrocchia, ricostruendole dentro la fiducia e la speranza nel proprio servizio, aiutandola a crescere attorno alla Parola ed all’Eucarestia, nella gioia della Comunione e nello slancio della Missione” (n. 3.1.3. pag. 37).

Da queste pagine intendo ancora ringraziare Sacerdoti e laici per come hanno preparato e vissuto l’evento della Visita Pastorale nei Vicariati già visitati, mentre intendo esortare a molto investire su questa occasione quelle Parrocchie che si stanno preparando a ricevere la Visita.

 

  1. Un cammino aperto e partecipato.

 

Il programma pastorale per il biennio 2005-2007 giunge quest’anno con un accentuato ritardo. Il cammino nelle Parrocchie e nei Vicariati già è partito ed alcune delle cose programmate già sono conosciute ed in fase di attuazione. Tuttavia esso permette di cogliere la continuità con il passato, di sviluppare con organicità le attività dell’anno e di intendere verso quali obiettivi stiamo camminando e pensiamo di raggiungere fino al 2007.

Il nostro programma biennale rimane, per così dire, aperto ad accogliere integrazioni ed attenzioni che vengono dal più ampio contesto ecclesiale, sia a livello nazionale che regionale, come pure da ulteriori apporti o sottolineature che possono sorgere all’interno della Diocesi in questo periodo.

Ma proprio perché “cammino” questo programma attende con trepidazione e speranza di essere accolto e partecipato da parte delle Parrocchie e delle Associazioni, da parte cioè della Chiesa di Volterra. Costruiremmo un’inutile ed ingombrante Chiesa di carta se il Programma rimanesse sulla carta senza diventare vita delle nostre Comunità.

Chiedo soprattutto ai Sacerdoti, con pazienza e tenacia, di dare corpo e vita a queste pagine.

 

3.1 Il Convengo Ecclesiale di Verona.

 

          L’itinerario pastorale della Chiesa in Italia per il decennio 2000-2010, come lo ha presentato il documento C.E.I. “Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia”, si prepara a vivere un momento di grande significato: il Convengo Ecclesiale di Verona (16-.20 Ottobre 2006) sul tema “Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo”. Essere testimoni di Cristo è espressione e fruttificazione della Sua Resurrezione nella nostra vita, manifestazione ineludibile della nostra consacrazione battesimale, evangelizzazione della vita e dei suoi ambiti attraverso l’essere, il parlare, l’agire dei Cristiani.

In particolare la testimonianza cristiana viene specificata in cinque ambiti, dal documento preparatorio al Convegno, che colgono ravvicinatamene punti di sensibilità e di impegno presenti nel nostro cammino diocesano (sottolineo, tra gli altri, l’ambito affettivo e familiare, come pure la peculiare attenzione rivolta all’identità ed al ruolo dei laici):

  • la vita affettiva, relazionale, familiare
  • il lavoro e la festa
  • la fragilità, il disagio e l’emarginazione
  • la tradizione come trasmissione del patrimonio vitale della fede
  • la cittadinanza e l’appartenenza civile e sociale.

La nostra Diocesi si preparerà al Convegno Ecclesiale riflettendo ed elaborando il materiale offerto dal documento preparatorio soprattutto nel Consiglio Pastorale Diocesano e nella Consulta delle Aggregazioni Laicali; inoltre i temi sopra indicati costituiranno l’argomento dei corsi vicariali per la formazione dei laici in questo anno.

 

3.2 Il pellegrinaggio a Montenero.

 

          Nell’anno 2006 spetta alla Diocesi di Volterra compiere il pellegrinaggio a Montenero, a nome di  tutte le Diocesi Toscane, per confermare e ravvivare il legame di fede e di devozione delle nostre genti verso la Madonna delle Grazie, Patrona della Regione Toscana.

Il pellegrinaggio si compirà il 15 Maggio, lunedì, festa della Madonna di Montenero.

Chiedo alle Parrocchie di non organizzare pellegrinaggi propri in altri giorni o tempi dell’anno, ma di unirsi a quello che faremo, come Chiesa locale, il 15 Maggio.

Affido l’organizzazione di questa iniziativa all’Ufficio Diocesano per i Pellegrinaggi, in modo che le Parrocchie conoscano presto anche i termini logistici di questa iniziativa.

E’ utile che questo momento sia preceduto e preparato da adeguate iniziative di preghiera e di catechesi che ci permettano di viverlo in profondità: l’Ufficio Liturgico Diocesano provvederà tempestivamente a fornire suggerimenti e sussidiazione allo scopo; in tal modo ne risulterà arricchita anche la particolare devozione che le Comunità Cristiane rivolgono a Maria Santissima nel mese di Maggio.

 

3.3 Eventualità.

 

Credo che prima di chiudere questo Programma Pastorale 2005-2007 non dobbiamo dimenticare di lasciare, per così dire, uno spazio in bianco, allo scopo di accogliere eventuali complementi od apporti che possiamo recuperare lungo la strada. Un Programma Pastorale, proprio perché progetta una vita, quella della Comunità Cristiana, non può mai essere una geometria né pretendere di considerare la programmazione un assoluto.

Gli Atti degli Apostoli (cap. 17) dicono che, salendo verso l’Areopago, S. Paolo incontrò, tra i molti altri, un altare dedicato “a un Dio sconosciuto”: anche gli Ateniesi nella loro religiosità dai molti nomi e dai molti volti avevano lasciato uno “spazio bianco” per l’imprevedibilità di Dio e della vita.

Molto più sommessamente faccio anch’io con questo Programma Pastorale, in modo che esso si chiuda rimanendo aperto, per accogliere quanto di nuovo e di interessante potremo incontrare lungo il viaggio.

Che la Madonna ci accompagni e preghino per noi i Santi Patroni.

 

Volterra, 4 Ottobre 2005, Festa di S. Francesco d’Assisi.

 

 

 

X Mansueto Bianchi

Vescovo           

Volterra
04-10-2005