DOMENICA DI PASQUA

E vide e credette
04-04-2021

2021.04.04, DOMENICA DI PASQUA Basilica Cattedrale

E vide e credette (Gv 20,8)

At 10,34a.37-43: Noi abbiamo mangiato con lui dopo la sua risurrezione.

Salmo 117: Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci.

Col 3,1-4: Cercate le cose di lassù, dove è Cristo.

Gv 20,1-9: Egli doveva risuscitare dai morti.

1. Abbiamo ascoltato nel racconto del vangelo che «Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio». L’evangelista non dice perché Maria è andata al sepolcro; più avanti ci fa capire che non era sola, perché dice a Pietro: Non sappiamo dove l’hanno posto. Probabilmente erano andate per una visita e per piangere sulla toma di Gesù come Marta e Maria erano andate a piangere sulla tomba del fratello Lazzaro.

2. Gli apostoli non credono alle donne, però Pietro e Giovanni escono per rendersi conto di persona. Costatano che la tomba era aperta e che i teli erano intatti. Il vangelo non parla di bende, che non si usavano in Palestina, ma in Egitto per le mummie. Di fronte alla costatazione del sepolcro vuoto finisce la storia e comincia la fede. L’altro discepolo, che era giunto per primo, forse perché più giovane o perché conosceva meglio le vie della città, «vide e credette». Simon Pietro resta dubbioso, perché l’autorità è sempre molto guardinga e arriva a rimorchio.

3. La fede è dubbio, è ricerca, non è possesso tranquillo. Una fede senza dubbio per definizione non può essere fede, è solo la proiezione della propria sicurezza. Sia i sapienti e i dotti, sia gli umili e i semplici, tutti dobbiamo crescere nella fede, la quale si alimenta con i Sacramenti e con l’ascolto della Parola, non con immaginette e devozioni. Purtroppo persone segnate da grande debolezza interiore cercano sicurezze e compensazioni di ogni genere, si aggrappano a tradizioni popolari, feste paesane, false rievocazioni storiche, convinte che questo sia fede e comprenda tutto il messaggio cristianesimo.

4. Un primo aspetto della fede è credere le verità rivelate, cioè quello che professiamo nel Credo che recitiamo tutte le domeniche; un secondo aspetto della fede ci aiuta ad affrontare le difficoltà della vita con una visione superiore. C’è una fede che è conoscenza, e c’è una fede che è fiducia. Fiducia e conoscenza si intersecano tra di loro: la fiducia esige una conoscenza più approfondita, e la conoscenza approfondita aumenta la fiducia. Dalla fiducia e dalla conoscenza consegue un comportamento coerente: «Non chi dice Signore, Signore, ma chi fa la volontà del Padre mio» (Mt 7,21).

5. La presente epidemia ci spinge a rivedere il tenore della nostra fede e ci invita a ridefinire meglio i contorni del nostro essere cristiani. Quando sarà passata l’emergenza, probabilmente non saremo più come prima. Non potremo riprendere le consuete occupazioni come se niente fosse avvenuto: la lezione che avremo imparato sarà che non siamo onnipotenti, ma che dobbiamo sempre fare i conti con il provvisorio e avere grande attenzione alle persone nella concretezza della loro vita. È quindi necessario trovare nuovi modi per agire con onestà e rispetto, per far sentire la nostra vicinanza verso chi si trova in condizioni di fragilità.

6. Le persone intelligenti sanno trarre ammaestramento da quello che accade. Il lamento sul tempo, come l’affannosa ricerca dei colpevoli, sono due cose sterili. Noi siamo protesi verso il futuro, e la nostra speranza, la nostra forza, il nostro ottimismo, vengono dalla fede che abbiamo in qualcuno che è più grande di noi: «Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio», abbiamo ascoltato poco fa (Col 3,1). In ogni difficoltà non ci perdiamo d’animo, perché siamo consapevoli che dopo il venerdì santo viene la Pasqua. Non sappiamo quando finirà l’emergenza, ma aspettiamo fiduciosi, purificando ogni giorno i nostri cuori affinché quando potremo riabbracciarci la nostra gioia sia più grande.

7. Non dimentichiamo infine che la nostra vita di fede è legata a una comunità. Siamo cristiani perché apparteniamo a una Chiesa, riscopriamo la bellezza della partecipazione alla vita attiva della nostra comunità, perché come la didattica a distanza non va bene per gli alunni, anche le celebrazioni a distanza sono limitanti per la vita cristiana. Nella speranza di uscire presto dalle limitazioni e di poterci incontrare di nuovo giungano a tutti, vicini e lontani, gli auguri pasquali di serenità e di pace.