25-12-2007
VOLTERRA BASILICA CATTEDRALE martedì 25 dic. 2007Dio si rivela nel silenzio(MESSA DELLA NOTTE DI NATALE 2007) Is 9,2-4.6-7: Ci è stato dato un figlio. Sl 95: Oggi è nato per noi il Salvatore. Tt 2,11-14: È apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza. Lc 2,1-14: Oggi vi è nato il Salvatore. Carissimi fratelli e sorelle, Siamo arrivati a questo santo giorno di Natale, e la liturgia ci ripropone come segno quanto di più dolce e di più tenero si possa immaginare: un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia. Un segno da cogliere con gli occhi della fede, al di là della tenerezza che provoca l’immagine di un bambino avvolto in fasce. Il verbo, la parola di Dio, colui che era presso Dio fin dal principio, nasce bambino come ciascuno di noi, e diventa in mezzo a noi il segno della presenza di Dio. Le parole dell’angelo spiegano il segno che i pastori vedono, la visione del Bambino in fasce dà credibilità alle parole dell’angelo. Dal momento che nulla è degno di Dio, nulla è così alto da accoglierlo, nessun ornamento, nessuna reggia, nessuna sapienza umana, allora Dio scelse un luogo dove non vi fossero né concorrenze irrisorie, né pseudo-ricchezze. Dio va solamente dove è tutto: nella mangiatoia di una capanna, cioè la povertà di fatto; in Maria, la povertà di cuore. In questo bambino si concretizza la spinta ascensionale che è nel cuore di ogni uomo: il desiderio di essere come Dio. Adamo aveva ceduto alla tentazione con la speranza di essere come Dio, di avere la conoscenza del bene e del male. Nella mitologia greca si raccontava che Prometeo aveva osato rubare agli dèi una scintilla di fuoco e l’aveva portata agli uomini: per questo era stato punito ed ogni notte un avvoltoio gli rodeva il fegato. Nel mito della caverna di Platone un uomo era riuscito a liberarsi dalle catene e a rivelare agli altri la realtà delle cose, ma non era stato creduto. Nel bambino che giace nella mangiatoia non è più l’uomo che sfida Dio, ma Dio stesso si fa uomo, vive la nostra vita con tutte le implicazioni, sta dalla parte degli ultimi, degli esclusi. Questo bambino che giace in fasce è il punto di incontro tra Dio e l’uomo e tra l’uomo e Dio. È il segno che Dio è amore, non vendetta e neppure punizione. “Dio ha tanto amato il mondo da mandare io suo figlio unigenito” (Gv 3,16). Per sollevare gli uomini verso di sé, Dio è venuto tra noi nella persona di un bambino, come un balbettìo facile da soffocare. E molti in realtà lo soffocano facendo del Natale la festa del consumo, dello spreco, dei regali e dei lustrini, la festa di una certa poesia di generale bontà, di un diffuso sentimentalismo che si vernicia di generosità e di commozione. Gesù non è una storia annuale, non è un mito, non è una favola. Gesù è parte vera della nostra storia umana, e tutta la sua vita, raccontata nei Vangeli è un messaggio che continua a vivere per mezzo della Chiesa. La Parola di Dio che si è fatta visibile in una persona parla individualmente al cuore degli uomini di tutti i tempi. Dice il poeta che “Ciascuno sta solo sul cuore della terra trafitto da un raggio di sole”. Questa solitudine può essere superata solo se ci apriamo all’ascolto di questa Parola di Dio fatta uomo…… (continua)
(il testo completo è nel link sottostante)
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