OMELIA PER LA SANTA MESSA ESEQUIALE DI S.E. Mons. OVIDIO LARI

05-02-2007
OMELIA PER LA SANTA MESSA ESEQUIALE DI S.E. Mons. OVIDIO LARI

Vescovo Emerito di Aosta

Basilica Cattedrale di Volterra, 5 Febbraio 2007

 

Confratelli nell’Episcopato, Fratelli nel Sacerdozio, Autorità civili e militari, caro don Maris e parenti tutti,

tocca a me questa mattina dar voce alla mente ed al cuore della Chiesa di Volterra nel gesto con cui diamo il cristiano saluto ad un fratello che ha lungamente camminato con noi e per noi ed oggi si riposa nell’abbraccio del Padre.

E’ nostro compito, in questa sosta di preghiera e di speranza, sillabare la vita di questo nostro fratello con l’alfabeto della Parola di Dio, quasi a cogliere quel “quinto Evangelo”  che si è dipanato nella lunga trama della sua esistenza ed a renderlo nostro viatico, pane della strada per il cammino che ci attende.

Il corpo di Mons. Ovidio Lari sosta stamani, per l’ultima volta, nell’abbraccio di pietra di questa Cattedrale, nell’abbraccio memore e commosso di questa Chiesa Volterrana che gli fu madre nel Battesimo, nell’ordine presbiterale ed episcopale, quasi una pausa di saluto, un ultimo fraterno affidamento prima di risalire ad Aosta, dove il suo corpo riposerà accanto a quello dei Pastori della Chiesa sorella, muto eppur eloquente testimone del cammino di quella Chiesa nel tempo.

Lascia, Mons. Ovidio, che nell’ultimo incontro la Chiesa di Volterra sfogli, con rispetto ed amore, alcune pagine della tua vita, rivisiti la memoria di te, come ci rimane segnata nella mente e nel cuore. Non è nostalgia e non è vano elogio, dinanzi al quale saresti stato il primo a ribellarti, fulminandolo con una di quelle tue arguzie esili nella voce, ma che non lasciavano scampo e spegnevano ogni replica.

Trascorrere le pagine della tua vita è invece accogliere la raccomandazione poco fa trasmessaci dalla Lettera agli Ebrei: “ricordatevi dei vostri capi che vi hanno annunziato la Parola di Dio, considerando l’esito del loro tenore di vita, imitatene la Fede”.

Sei stato in mezzo a noi un uomo evangelicamente povero, evangelicamente semplice, Mons. Ovidio! Pur nella dignità del Sacerdozio e dell’Episcopato, con un tratto nobile ed austero, ci hai lasciato la testimonianza di una grande libertà verso le cose, usandole senza rimanerne usato, di un grande rispetto verso le persone che sapevi ascoltare, capire, ma anche lucidamente valutare ed umilmente ma fermamente giudicare.

La tua povertà evangelica fu nell’allontanarti da questa terra e da questa Chiesa Volterrana che sentivi intensamente tua, per consegnarti all’obbedienza che ti conduceva ad una terra geograficamente lontana, ad una Chiesa tanto diversa, che hai saputo amare e servire senza misura pur nel segno della necessaria fatica e, talora, della silenziosa pena. La tua povertà fu ancora nel lasciare il campo del ministero episcopale, dove per quasi 27 anni avevi donato tutto di te, per ritirarti in un esteriore distacco che, solo di quando in quando, lasciava quasi involontariamente intravedere l’impeto dell’affetto e la tenacia del ricordo verso al Chiesa Aostana.

Sei stato in mezzo a noi un uomo d’antica saggezza e di biblica sapienza. Ad una solida preparazione umanistica e filosofica avevi unito il lungo ed accurato studio della Teologia, fatto con rigoroso metodo scientifico e storico.  La tua consuetudine con la riflessione e gli scritti dei Padri ti aveva condotto ad una conoscenza profonda e prudente del pensiero teologico, che sapevi esporre, sulla cattedra o nel personale colloquio, con rara sintesi e chiarezza. Non sei stato solo un professore di Teologia; sei stato fino agli ultimi tuoi giorni un vero maestro di Sapienza Cristiana che sapeva parlare, suasivamente, all’intelletto ed al cuore.

Sei stato in mezzo a noi un uomo forte ma non aspro, importante senza essere ingombrante, austero eppure straordinariamente dolce, deciso nel carattere eppure attento e tenero verso le persone, quasi con tratto materno. Con una esilissima voce hai continuato a dirci verità ferme come le montagne, solide come la roccia. Lo sguardo dell’intelletto e del cuore scrutava le profondità di Dio eppure coglievi, con umorismo fine e pungente, le levità della vita, le increspature di situazioni e persone, come solo i Toscani veri sanno fare.

Il tuo stile di Vescovo richiamava quello della tradizione patristica e conciliare, non disgiunto da tratti più marcatamente tridentini: si aveva la sensazione che attraverso l’immagine di Mons. Bagnoli, qualcosa della statura di Elia Dalla Costa ti avesse segnato, il grande mantello d’Elia ti avesse sfiorato.

Ma soprattutto sei stato in mezzo a noi un uomo di Dio. Tutti ci siamo accorti che, nel trascorrere degli anni, Lui solo ti aveva colmato il cuore, ti aveva legato a Sé con i vincoli forti e terribili della Fede, ti aveva incendiato l’anima con la fiamma dell’amore.

Ti abbiamo visto, perciò, inoltrarti nella sofferenza e nella solitudine degli anni estremi, sempre alimentando l’interiore colloquio con il tuo Signore, tenendo fisso lo sguardo in Lui e sul volto dell’amatissima Sua Madre, come chi cantasse, con ore e con anni che diventano pietre, le parole del Cantico: “Tu mi hai rapito il cuore!”.

Il tuo lungo tramonto alla vita, solcato da sofferenza e da fatica, è stato l’accendersi crescente della Speranza che presagiva e presentiva l’approssimarsi del Signore oltre la tenue opacità del velo.

E quando il velo si è scisso, quando il volto del Signore finalmente è brillato su di te, era la Festa delle luci, il giorno della Presentazione, quando la Chiesa, facendosi incontro a Cristo con le lampade accese, leva il canto di chi scioglie gli ormeggi e spiega la vela:

“Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza”.

Tra poco ti allontanerai da noi, fratello Ovidio, uscirai da questa Cattedrale, te ne andrai da Volterra per ripercorrere in pace quella strada che nel ’68 ti portò, con trepidazione e timore, alla tua Chiesa di Aosta. Là riposerai, circondato di venerazione, di preghiera e di affetto, nell’attesa dell’ultimo giorno, del trionfo di Cristo Risorto anche nella tua carne e nella tua vita.

A noi rimane il tuo ricordo, il tuo rimpianto, il tuo aiuto nella Comunione dei Santi; a noi rimane la memoria viva di un fratello che seppe avere statura di padre e grandezza di apostolo, mentre custodiva l’animo del discepolo, il cuore del figlio.

 

+ Mansueto Bianchi

Vescovo di Pistoia

                                                                 Vicepresidente della C.E.T.