PER MEZZO DEL FIGLIO

25-12-2021

2021.12.25, sabato, VOLTERRA BASILICA CATTEDRALE

MESSA DEL GIORNO DI NATALE

Ha parlato a noi per mezzo del Figlio (Eb 1,2)

               Is 52,7-10: Tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio.

               Sl 97: Tutta la terra ha veduto la salvezza del Signore.

               Eb 1,1-6: Dio ha parlato a noi per mezzo del Figlio.

               Gv 1,1-18: Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.

 

  1. «Ultimamente, in questi giorni, Dio ha parlato a noi per mezzo del Figlio» (Eb 1,2). La rivelazione di questi giorni, che sono gli ultimi non come tempo, ma come qualità, è la conclusione di un lungo cammino che percorre tutto l’Antico Testamento. Dio aveva parlato rivelando la sua presenza nella storia in molti modi, in forma progressiva, attraverso gli avvenimenti e le parole che li interpretavano. Dopo tante parole, dopo tante rivelazioni avvenute nel passato, Gesù è la Parola ultima che Dio manda all’umanità; con Lui questo cammino di rivelazione è giunto al termine perché Dio parla a noi per mezzo del Figlio, anzi la Parola stessa di Dio assume forma umana e viene ad abitare mezzo a noi: «Dio nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato» (Gv 1,18).
  2. La rivelazione di Dio interroga sempre direttamente la singola persona, la quale quando capisce di essere interpellata, comprende anche di essere mandata per una missione. La rivelazione non è una manifestazione materiale di potenza, perché è composta da avvenimenti da interpretare e informata da parole, è una potenza che dialoga, annuncia, spiega, manifesta un progetto. Dio non parla alla massa, delle persone, ma a singoli individui, a degli intermediari che trasmetteranno la sua parola al popolo ed esigeranno in suo nome una risposta. L’iniziativa è sempre di Dio, che chiama e manda, a ogni ora del giorno, come dice la parabola degli operai della vigna (Mt 20,1-16), e la chiamata non fa distinzione di persona. La ricompensa poi non dipende dal lavoro svolto, ma dalla intensità della risposta, perché non abbiamo premi di produzione, ma siamo solo strumenti nelle mani di Dio.
  3. Se Dio parla, l’atteggiamento dell’uomo deve essere quello dell’ascolto, che è preliminare a ogni scelta di vita. Purtroppo non è scontato che questa Parola sia accolta, a volta capita che sia rifiutata proprio da chi pensa di essere vicino e ritiene di conoscere già tutto, come abbiamo ascoltato nel brano di Vangelo: «Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo, eppure il mondo lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto» (Gv 1,9-10).
  4. «A quanti però lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio» (Gv 1,12). Questa filiazione è la prima conseguenza dell’accogliere la Parola di Dio. Insieme a questa realtà collettiva c’è anche il fatto che ogni persona ha un ruolo specifico da svolgere nella Chiesa e nella società in ragione del dono da Dio ricevuto. Ciò che ci qualifica non sono i nostri impegni sociali, ma la testimonianza da rendere alla presenza di Gesù presente in ciascuno di noi. La missione è anzitutto portare nel mondo la gioia del Vangelo, di Gesù. L’identità del cristiano non sono le cose da fare, ma è l’essere di Cristo e avvicinare le altre persone con la sua stessa sensibilità.
  5. Pertanto la cosa più urgente da fare è ridestare nella coscienza cattolica chi è Gesù Cristo, ossia il Salvatore del mondo, Colui che è entrato nella storia per congiungere l’umanità al cielo. Santo Stefano, che domani celebreremo, al momento di morire esclama: «Contemplo i cieli aperti» (At 7,56). I cieli sono aperti perché il Figlio di Dio è disceso dal cielo ed ha lasciato la porta aperta; i cieli sono aperti perché Gesù è salito al cielo portando la natura umana alla destra del Padre.
  6. Nel comunicare Cristo come Salvatore, noi comunichiamo anche una nuova dignità alle persone che incontriamo e a cui testimoniamo la fede. Spesso esauriamo le nostre energie in attività materiali, ma se non facciamo riscoprire alle persone attorno a noi la dignità di essere figlio di Dio, è quasi tutto inutile.
  7. Molto di più dei preti e dei religiosi, i laici che sono davvero nelle pieghe del mondo possono guarire l’indifferenza verso Dio e verso il prossimo che trovano nel collega di lavoro che non crede più, nel vicino di casa dalla fede intiepidita, nell’incontro con il mussulmano a scuola. Ho letto in questi giorno che a Hong Kong tante conversioni di cinesi avvengono attraverso le domestiche che lavorano nelle loro case. Le domestiche, filippine e cattoliche, con il loro servizio, la tenerezza verso i bambini, il loro amore verso la casa, verso i loro padroni, aprono il loro cuore fino a spingerli a chiedere il battesimo
  8. Colui che è nato in una grotta e fu disteso in una mangiatoia, Cristo nostro vero Dio, faccia splendere sopra di noi la luce del suo volto, perché le nostre scelte di vita corrispondano al mistero che ci ha rivelato. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.