OMELIA DELLA VEGLIA PASQUALE
Basilica Cattedrale di Volterra
26 Marzo 2005
Sorelle e fratelli carissimi, torna in questa notte l’annuncio fontale di tutta la Rivelazione cristiana, tornano le parole “prime” da cui si compone l’intero Evangelo ed il lungo parlare della Chiesa, al cuore dell’uomo ed alle generazioni, nel flusso del tempo.
Queste parole “prime” sono pronunciate dall’angelo nel racconto di Matteo: “Gesù, il Crocifisso… è risorto!”. Ed il preconio pasquale le riecheggiava, quasi circondandole dello stupore e della lode della Chiesa in ogni tempo: “questa è la notte in cui Cristo, spezzando i vincoli della morte, risorge vincitore dal sepolcro… O notte beata, tu sola hai meritato di conoscere il tempo e l’ora in cui Cristo è risorto dagli inferi… O notte veramente gloriosa, che ricongiungi la terra al cielo e l’universo al suo Creatore”.
Entriamo anche noi, con le povere vesti della nostra fede, nel tempio luminoso di questa notte; inoltriamoci, con piedi feriti e stanchi, dentro la grandiosità dell’annuncio evangelico, per cogliere almeno qualche briciola che cada dalla mensa della Parola e dei Sacramenti, imbandita stasera come non mai.
L’evangelista Matteo ha consegnato alla Chiesa ed alla storia la memoria dell’evento della Resurrezione scrivendo: “passato il Sabato, all’alba del primo giorno della settimana…” (28, 1). E subito si riaccende nella nostra memoria la prima lettura che abbiamo ascoltato nella Veglia di questa notte: il libro della Genesi che ci raccontava la creazione del mondo e dell’uomo nel quadro cronologico dei 7 giorni. Come la vicenda del mondo e del tempo ha inizio nella Domenica, primo giorno della creazione, così un tempo nuovo inizia, un nuovo mondo ed una nuova umanità, da questo primo giorno della settimana che è la Domenica del Risorto, la Pasqua di Resurrezione.
La notte che noi viviamo, qui raccolte nell’abbraccio di luce e di pietra di questa stupenda Cattedrale, custodisce nel tempo la memoria di un nuovo inizio, l’alba del mondo redento! La notte di Pasqua è una notte di generazione, è la culla inviolata in cui la vita ed il mondo nasce a salvezza, il Regno di Dio è generato nella storia e pone il primo passo del suo lungo cammino nel tempo.
Ma dobbiamo chiederci, con attenta concretezza, quali siano le caratteristiche ed i contenuti del tempo nuovo, della nuova vita, che muovono dalla Resurrezione di Cristo e dal luminoso mistero di questa notte.
Il tempo nuovo, il tempo della Resurrezione è essenzialmente segnato dalla vittoria sul male, sulla radice ultima di ogni male, personale e sociale, che è il peccato, e dall’apertura di ogni vita all’incontro, al dialogo ed alla comunione con Dio. Per questo nell’epistola S.Paolo ci diceva: “sappiamo bene che il nostro uomo vecchio è stato crocefisso con Cristo, perché fosse distrutto il corpo del peccato e noi non fossimo più schiavi del peccato… Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio in Cristo Gesù” (Rom. 6, 6. 11).
L’uomo nuovo che nasce dalla Resurrezione di Cristo è perciò un credente nella profondità della mente e del cuore, è una persona ed una comunità che cerca con umiltà e tenacia di ridire, ogni giorno, il proprio “sì” al Signore, come Maria, dal di dentro di una vita, talora faticosa, quasi mai esaltante, anzi spesso opaca.
L’uomo nuovo, così come il nuovo popolo che è la Chiesa, sa riconoscere il male, la radice di ogni male che è il peccato, e sa “nominarlo”, cioè sa dargli nome, sa indicarlo presente nella vita e dentro la storia, pur talora sotto le felici spoglie del costume sociale, della cultura dominante, delle scelte furbe, produttive o facili.
Il tempo nuovo, il tempo della Resurrezione è anche caratterizzato da un rapporto nuovo tra le persone: liberato dalla schiavitù dell’egoismo e dell’indifferenza, dal gelo della solitudine e della disperazione, posto sotto il segno del dono, della carità, del servizio. Da questo rapporto nuovo tra le persone nasce un modo nuovo di fare città, un modo diverso di essere civiltà: quello che la Chiesa chiama la “civiltà dell’amore”.
Mi impressionava, ascoltando il Vangelo di questa notte, costatare come la nascita dell’uomo nuovo e della nuova umanità è, per così dire, assediata e gravata da presenze ostili, dai nemici della Resurrezione di Cristo: sono i soldati armati posti a guardia del sepolcro, è la pesante pietra che lo chiude e lo schiaccia. Fu già così a Betlemme nel giorno della nascita, segnata dall’indifferenza della città e dall’ostilità di Erode, ebbro di sangue innocente.
Ed io richiedo quali siano oggi i soldati posti a guardia del sepolcro, quale sia la pietra che tenta di bloccare la nascita dell’uomo nuovo e del mondo nuovo. Quali siano, in altri termini, i nemici di questa notte che cercano di vanificarla nella vaghezza di un sentimento religioso o nel travestimento di un rito sociale.
Mi guardo intorno e vedo una cultura che ha sempre più paura o prova fastidio a parlare di Dio. Una cultura ampia, diffusa anche tra noi, in cui l’”ipotesi Dio” è considerata datata, antiscientifica, oscurantista, ingombrante nei salotti dell’aristocrazia culturale e del politicamente corretto.
Mi guardo intorno e vedo un modo di pensare che irride alla sola idea di male di peccato, tacciandola di patologia, di anacronismo, di lettura infantile e mitica della realtà.
Mi guardo attorno e costato una crescente intolleranza verso la dimensione religiosa in quanto tale e verso il Cristianesimo in particolare. Il nostro tempo sta diventando un tempo anticristiano, tutto segnato da una passione per la laicità che diventa integralismo laicista, sospettoso ed acido. Leggo in questa chiave di intolleranza anticristiana la pronta etichettatura di ingerenza, di assalto alla laicità dello Stato, di crociata, che viene rivolta ai Cattolici non appena si permettono di aprire bocca e di esprimere pareri od orientamenti su problematiche inerenti a gravi questioni di coscienza come le frontiere la dignità della vita.
Verrebbe da chiedersi, a volte, se il diritto di cittadinanza sia consentito solo al pensiero conforme e perché ogni dissenso o pluralismo sia monotonamente inteso come attentato alla libertà ed alla democrazia da coloro che si atteggiano a solerti guardiani delle stesse.
Mi guardo attorno e vedo una crescente evanescenza della fede e duna banalizzazione dei valori. Già la saggezza antica aveva riconosciuto in essi le mura che difendono la città. Il tempo nostro pretende di reggersi in piedi assommando insieme fastelli di debolezze, pretende di camminare svilendo e relativizzando le mete e perciò abrogando tutto ciò che può dare il motivo e la forza per reggere la fatica della strada.
Ecco alcuni nemici della Resurrezione, ecco i soldati armati e la pietra pesante posta a bloccare la nascita del mondo nuovo, dell’uomo nuovo che la Resurrezione di Cristo irradia nel mondo.
Ciascuno di noi, poi, dovrebbe guardare dentro se stesso, nella profondità della propria coscienza, e riconoscere quali sono, nel livello personale o familiare, le resistenze e le sottrazioni al dono che questa notte di Resurrezione porta con sé.
Carissimi fratelli e sorelle, apriamoci al dono dello Spirito che crea in noi li cuore dei figli ed il vincolo dei fratelli come germinazione di questa notte pasquale.
Da questa notte di nuova nascita torniamo ad incamminarci nelle vicende del quotidiano, custodendo nel cuore e diffondendo con la vita i doni che essa profonde:
“il santo mistero di questa notte sconfigge il male,
lava le colpe, restituisce l’innocenza ai peccatori,
la gioia agli afflitti.
Dissipa l’odio,
piega la durezza dei potenti,
promuove la concordia e la pace”.