OMELIA ORDINAZIONE DIACONALE di MICHELE MEOLI

18-04-2004
OMELIA ORDINAZIONE DIACONALE di MICHELE MEOLI

 

Itinerari incontro alla Pasqua, strade che si dipanano provenendo da diverse lontananze verso l’incontro con il Risorto. Era questo l’annuncio del Vangelo di Giovanni che abbiamo ascoltato stasera; e segnatamente abbiamo percorso il cammino degli Undici e il cammino ben più laborioso di Tommaso. In questa strada della vita incontro al Risorto, in questo cammino dei discepoli che si volge dietro al Signore risorto dai morti, c’è la tua strada e il tuo cammino, Michele. Ora che ti presenti davanti a questa Chiesa e davanti al Vescovo per ricevere il Sacramento dell’Ordine del Diaconato. E  c’è non soltanto la tua strada di stasera o di qualche tempo in attesa del Presbiterato: c’è la tua strada di sempre, perché l’Ordine del Diaconato inerisce e segna la tua vita per sempre. Che cosa significa essere Diacono? Significa essere servo! Ma servi di chi? Servi perché?

Il Vangelo di stasera ci dava alcune indicazioni e ci forniva alcune suggestioni.

“Essi gioirono nel vedere il Signore” è la prima indicazione che ci consegna l’Evangelista Giovanni stasera ed è, vorrei dire, l’anima segreta del tuo Diaconato, Michele: la gioia di vedere Gesù. Perché ogni ministero nella Chiesa e segnatamente l’Ordine del Diaconato, scaturisce da questa gioia di vedere Gesù. Nella Chiesa non possono esserci ministeri rattrappiti o ministri tristi, perché siamo tutti servi della gioia del Risorto! Ed allora quando guardandoci intorno nelle nostre comunità e nelle nostre chiese noi troviamo vite segnate dal ripiegamento su se stessi, segnate dallo sbadiglio, segnate dal sospiro e dal rimpianto o segnate dalla tristezza è perché quelle vite sono state prima segnate da una pochezza di generosità nella loro risposta e nella loro fedeltà al Signore.

Ma per i discepoli del Risorto non può esserci spirituale tristezza, perché noi siamo i servi della gioia. Scriveva S.Paolo “noi siamo i servi della vostra gioia” e tu sei nella Chiesa il Diacono, il servo della gioia dei fratelli; ma lo sei nella misura in cui dentro di te zampilla vivacemente e continuamente la gioia di vedere il Signore.

La gioia di vedere il Signore vuol dire prima di tutto essere il servo del Pane Eucaristico, colui che spezza il pane che è il corpo di Gesù per saziare la fame dei fratelli, per amalgamare nell’unità i dispersi, per chiamare a vicinanza i lontani, per ridare vita e  perdono e speranza a chi era perduto. Tu hai la gioia di vedere Gesù quando nella Chiesa sei servo dell’Eucaristia,ma anche quando nella Chiesa sei il servo della Parola, perché il Diacono serve il Pane della Parola di Dio, serve il Pane della Parola annunciandola ai fratelli, serve il Pane della Parola interpretandola per la vita perché divenga viatico, pane che accompagna il cammino nell’esistenza. Sei servo della Parola quando lasci che la Parola ti trasformi la vita e la configuri all’Evangelo. Sei servo della Parola quando fai diventare questa  Parola catechesi, cioè tappa di conoscenza, tappa di sapienza spirituale, tappa di vitale crescita  nel cammino della vita cristiana. Anche in questo, questo essere servo della Parola, è segnata per te la gioia di vedere Gesù e la gioia di vedere Gesù è segnata ancora nei momenti della tua preghiera.

E vorrei chiederti, con tutta la passione di cui sono capace, di non allontanarti dall’esperienza personale  dell’incontro con il Signore, di non allentare il vincolo forte della tua amicizia con la persona di Gesù, che la tua preghiera personale sia esperienza profonda, protratta, significante della tua vita perché a quei momenti che tu passi davanti al Santissimo, a quei momenti  che tu trascorri  da persona a persona nel dialogo amicale con il tuo Signore e il tuo Dio, a quei momenti è affidata la nuzialità dell’anima tua, è affidato il vincolo di amore profondo che ti lega al tuo Signore, che prolunga l’incontro dell’Eucarestia, che protrae l’ascolto e il servizio alla Parola e che dà sostegno, luminosità ed efficacia a tutta la tua vita e a tutto il tuo ministero.

“I discepoli gioirono nel vedere il Signore”.

Ed ancora la Parola del Signore: ”ricevete lo Spirito Santo, a chi rimetterete i peccati saranno rimessi, a chi non li rimetterete resteranno non rimessi”.

Il dialogo, caro Michele, è il servo del perdono. Tu sei il servo della Misericordia ed è particolarmente significativo dircelo in questa domenica in Albis, domenica dedicata alla Divina Misericordia. Tu sei nella Chiesa, in mezzo ai fratelli, sulle strade della gente, il servo della Misericordia. Tu sei la mano aperta di Dio, la mano tesa di Dio verso ogni distanza, verso ogni lontananza. Non sei mandato ad imputare, non sei mandato ad accusare, non sei mandato a chieder conto; sei mandato ad incontrare, ad invitare, ad offrire, perché la Misericordia è l’amore che si rivolge a ciò che è lontano perché è lontano;  la Misericordia è l’amore nel suo titolo massimo di gratuità e di immotivatezza e tu sei chiamato ad essere il segno e il servo di questo amore nella Chiesa.

Diffida sempre da una Chiesa, o da figure di preti o di vescovi che usino una verità come un’arma, che usino la verità senza la carità, perché lo statuto del Cristianesimo non è la verità, ma è l’ortodossia e l’ortodossia è la verità nell’amore, la verità nella carità. La verità senza amore è una carità che uccide, è una verità che è atea, anche se continuamente si ammanta e si fascia del nome di Dio. Una verità senza amore è quella stessa verità che ha portato Cristo sulla croce perché i sommi sacerdoti dei Giudei lo crocifissero in nome di Dio, lo crocifissero per salvare la verità, lo crocifissero credendo di rendere gloria a Dio.

Allora tu nella Chiesa sei mandato ad essere il Diacono, cioè il servo di una Verità che è Misericordia per noi, di una Verità che è casa, di una Verità che è accoglienza, di una Verità che è braccia tese, di una Verità che è forza che ti stringe e ti porta al cuore del Padre. E questo anima e rende possibile anche quella dimensione umana che è la simpatia e che tanto serve alla evangelizzazione.

Non ci servono “ghiaccioli vestiti a prete”, caro Michele, ci servono delle persone umanamente ricche, ci servono dei cuori traboccanti, ci servono delle persone ardenti, ci servono delle umanità che sanno sprizzare e significare simpatia, accoglienza e vigilanza dentro la vita della gente, così come è: gente! E’ una forza e una energia per l’evangelizzazione.

E finalmente l’ultima frase che vorrei sottolineare nell’annuncio evangelico di stasera, quando Gesù dice a Tommaso :”Stendi la tua mano, tocca le mie piaghe, allunga il tuo braccio, metti la mano nel mio costato e cessa di essere incredulo, comincia a credere! Deciditi!”. Ecco a che serve il tuo ministero nella Chiesa, ecco in cosa si svolge il tuo ministero nella Chiesa, nel far si che la gente e le persone pur nelle loro lontananze e nelle loro freddezze, nelle loro mediocrità, nel loro peccato possano stendere la mano e toccare il Diacono, cioè possano  incontrare i segni viventi dell’amore, soprattutto possano tendere la mano e toccare la piaga nel costato, sapendo che quella è la porta della Misericordia, sapendo che quello è l’accesso al paradiso per quei poveri peccatori che siamo noi. Allora tu te ne vai nella Chiesa portando la bellezza e la ricchezza di quella umanità e di quella spiritualità che il Signore ti ha donato, te ne vai nella Chiesa chiedendo ai fratelli tuoi, vicini e lontani, che abbiano il coraggio, che abbiano la speranza di alzare lo sguardo, di tendere la mano  per toccare la piaga, per toccare la porta aperta del cuore di Cristo, per toccare Cristo nostra Misericordia.

Credo che la nostra Chiesa di Volterra, abbia bisogno di un Diacono così! Veramente ne avrebbe bisogno a dozzine, ma intanto ne prende uno! Credo che la nostra Chiesa di Volterra abbia bisogno di preti così!Abbia bisogno di laici così! Soprattutto abbia bisogno di ragazzi e di ragazze che per amore di Gesù Cristo giocano la vita e sul Vangelo giocano la pelle!

Allora, Michele, ti accolgo, stasera a nome di questa Chiesa di Volterra, ti accolgo come un dono prezioso di Dio, ti accolgo come un tesoro e come una gemma e spero che la Chiesa di Volterra possa essere il tuo scrigno.

Ti chiedo di far rimanere viva in mezzo a noi, con la tua vita , con il tuo ministero la memoria di Cristo “Servo”, di Cristo servo della nostra gioia, di Cristo che continua a servire la Chiesa nel segno del Pane, nel segno della Parola, nel segno della vita donata, per il sostegno, per l’accompagnamento, per la salvezza di ciascuno.